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A poche donne la fortuna ha sorriso come a Teodora la Basilissa. La sua fu un’ascesa davvero incredibile, unica, romanzesca. Bellissima e molto intelligente, Teodora conquistò i favori dell’imperatore Giustiniano, lasciò dietro di sé un mondo da postribolo e salì sul trono di Bisanzio. Dopodiché si consacrò a un bigottismo esasperato, tant’è vero che la Chiesa ne fece una santa. Al contrario, lo storico Procopio la immortalò come donna lasciva, angelo di corruzione e morte. La Basilissa resta un mistero.

TEODORA

L’incredibile storia di Teodora la Basilissa

Prostituta, imperatrice, santa

Intorno alla sua origine e alla sua vita anteriormente all'assunzione al trono abbiamo due versioni: quella che si ricava dai suoi panegiristi e dagli scrittori delle cose del regno di Giustiniano, e quella contenuta nella Storia segreta o Anecdota di Procopio di Cesarea. Gli storici ufficiali le dànno una genealogia illustre e la fanno nascere da un senatore; Procopio, invece, afferma che era figlia di un certo Acacio, guardiano delle fiere all'Ippodromo di Costantinopoli, e racconta che, dopo la morte del padre, essendo ancora impubere, fu dalla madre spinta sulla scena come mima, dove si acquistò presto una trista celebrità. La sua vita sarebbe diventata così scandalosa, che le persone timorate e perbene, se l'incontravano per la via, scantonavano per timore di essere contaminate dal suo contatto. La prima versione è così vaga e inconsistente e così in contrasto con quanto noi sappiamo del carattere di Teodora quale imperatrice, che non si può prendere in considerazione. Ma nemmeno quella di Procopio si può accettare integralmente. Che Teodora prima di conoscere Giustiniano abbia avuto un'esistenza burrascosa pare che non si possa mettere in dubbio, poiché è noto che in quel tempo essa ebbe una figlia e forse anche un figlio; ma che sia arrivata a quel grado di depravazione morale e di pubblica infamia che Procopio descrive è lecito dubitare ove si rifletta sia al carattere stesso della Storia segreta, sia alla circostanza incontestabile che, quando Giustiniano sposò Teodora, la sua successione al trono presentava qualche incognita. Vivevano ancora e avevano dei fautori alcuni congiunti di Anastasio I, i quali, per un intrigo di corte, nel 518 erano stati privati dei loro diritti alla corona; com'è possibile ammettere che Giustiniano si esponesse al rischio di compromettere la sua posizione sfidando l'opinione pubblica con lo sposare una donna così scandalosamente nota? E d'altra parte, se Teodora fosse stata quella cortigiana che Procopio vuole farci credere, come spiegare che nessuna voce si levasse contro l'unione né allora né più tardi da parte dei suoi nemici? In tutta la letteratura storica contemporanea nessuna conferma si trova dell'accusa di Procopio ove se ne eccettui una frase, discutibile, dei Commentarî di Giovanni di Efeso. Con ciò non si vuol negare ogni fede a Procopio. Ammettendo l'autenticità della Storia segreta, è necessario anche ammettere che il racconto in essa contenuto ha qualche fondamento di verità; ma è evidente che questa verità è stata da Procopio profondamente alterata. Appare molto verosimile l'opinione di coloro i quali ritengono che Teodora, pur essendo stata nella sua prima giovinezza mima e cortigiana, abbia saputo salvare le apparenze.

Oggi la maggior parte degli studiosi considera l’opera come un testo autentico di Procopio, sia per lo stile con cui è stato scritto, sia perché molti degli aneddoti ivi narrati corrispondono ad avvenimenti citati da altri cronisti dell’epoca. E il contenuto? Procopio ha forse mentito, distorcendo la realtà e diffamando così due innocenti? Pare proprio di no. Non si può escludere che lo storico abbia calcato un po’ la mano, ma sicuramente non ha inventato nulla.

Anche riguardo alla giovinezza dissoluta di Teodora, esistono altre fonti a conferma. La reputazione della ragazza doveva essere talmente rovinata, che molti cittadini per bene evitavano con cura di rivolgerle il saluto. Amori fugaci, aborti dettati dal bisogno di continuare il mestiere, viaggi con amanti e compagnie teatrali che la condussero nell’Africa settentrionale ad Alessandria d’Egitto, e in Siria ad Antiochia. Altre due metropoli importanti, in cui però accadde qualcosa d’imprevisto. Teodora imparò a conoscere il monachesimo.

La voce di Dio e quella del potere

Alessandria d’Egitto era all’epoca un centro culturale di primaria importanza, punto d’incontro della filosofia greca e del cristianesimo paolino. Ma anche focolaio d’eresie. Le sette religiose più disparate si davano il cambio in questo crogiolo di idee, innovazioni, scoperte, intriso di filosofico misticismo. Uno dei tanti gruppi era quello dei monofisiti: cristiani che riconoscevano in Gesù Cristo una sola natura, quella divina. Nonostante il Concilio di Calcedonia avesse condannato questa dottrina tacciandola d’eresia, la setta era presente soprattutto ad Alessandria e ad Antiochia.

In seguito a violente persecuzioni, i maggiori capi monofisiti furono costretti ad abbandonare i loro monasteri siriani e si rifugiarono ad Alessandria mettendosi sotto la protezione del patriarca Timoteo. Lui e Severo di Antiochia erano considerati i leader più importanti della setta. Non si sa attraverso quali vie Teodora sia entrata in contatto con questi uomini, ma ciò avvenne e l’incontro segnò per sempre la vita della futura imperatrice.

Intanto, però, nel 522 Teodora fece ritorno a Bisanzio. Se è vero che probabilmente in un primo tempo continuò a fare il suo mestiere per sbarcare il lunario, sembra tuttavia che poi abbia iniziato a condurre una vita più ritirata e modesta. Almeno questo raccontano i cronisti antichi. Si dice addirittura che facesse la filatrice di lana. Una metamorfosi strategica e non rispondente a realtà, inventata per lavare in tempo i panni sporchi di Teodora prima che questa facesse la conoscenza di Giustiniano e divenisse sua sposa? Non lo sappiamo, così come non sappiamo in che modo un’umile filatrice di lana abbia potuto conoscere il nipote dell’imperatore del momento. Tanto più che l’incontro fra i due sarebbe stato organizzato dalla ballerina Macedonia, vecchia amica di Teodora.

In ogni caso Giustiniano s’innamorò subito, perdutamente. Del resto anche suo zio Giustino, l’imperatore in carica, durante la giovinezza si era invaghito della schiava Eufemia che aveva fatto poi imperatrice. Stava per ripetersi lo stesso copione. Una tradizione di famiglia. Giustiniano, designato dallo zio a suo successore sul trono di Bisanzio, fece di Teodora la propria amante, la riempì di ricchezze, le donò la nobiltà e tutto ciò che desiderava.

Era inevitabile che la relazione amorosa divenisse di dominio pubblico. Poco male. Giustiniano intendeva sposare Teodora. Ma l’imperatrice Eufemia si oppose con veemenza e fu necessario attendere la morte di questa per poter finalmente celebrare le nozze. Ebbero luogo nel 523. Quattro anni dopo, l’imperatore Giustino associò il nipote Giustiniano al trono. Giustiniano e Teodora furono entrambi consacrati a imperatori dell’Impero Romano d’Oriente nella basilica di Santa Sofia. Da prostituta dell’Ippodromo, Teodora era diventata la “Basilissa”, l’Imperatrice.

La Basilissa, i suoi devoti e le sue vittime

Sicuramente Teodora non fu soltanto un elemento decorativo sul trono di Bisanzio. Imparò velocemente l’etichetta di Corte e si avventurò nel mondo della politica. Anzi, il suo potere decisionale si rivelò spesso superiore a quello dell’imperatore stesso. Lo dimostrò, nel 532, una rivolta che minacciò di mettere il consorte di Teodora con le spalle al muro. Nonostante il lustro di cui godeva l’Impero d’Oriente, le casse di Bisanzio erano vuote e Giustiniano iniziò a prendere una serie di decisioni sbagliate.

L’imperatore si inimicò i proprietari terrieri, il partito degli Azzurri dell’Ippodromo e infine la popolazione, soffocati dalle riforme di cui si faceva esecutore il suo funzionario Giovanni di Cappadocia. La Rivolta di Nika scoppiò nel gennaio del 532, all’Ippodromo, in occasione delle corse dei carri. I partiti degli Azzurri e dei Verdi si allearono contro l’imperatore. Una folla inferocita si riversò nella città, appiccando fuoco e devastando ogni cosa per sei giorni.

Teodora la Basilissa e la sua Corte. Mosaico della basilica di San Vitale, Ravenna.

Rinchiuso nel suo palazzo come in una fortezza, Giustiniano non aveva abbastanza uomini per sedare la sommossa. Nemmeno l’apparizione dell’imperatore all’Ippodromo con i Vangeli in pugno e una mortificante richiesta di perdono sulle labbra, funzionava più. Sembrava non esserci altra soluzione che la fuga. Ma ecco intervenire Teodora. Fu lei a incitare Giustiniano a rimanere, con il proprio esempio. Dopodiché il generale Narsete, parente della Basilissa, riuscì a corrompere gli Azzurri (da sempre favorevoli a Teodora) e, con una manovra tempestiva, la rivolta fu sedata. La fine di questo episodio storico vide la condanna a morte di ben 30.000 persone, decapitate e gettate nel Bosforo.

Insomma, se Giustiniano fu il Signore del Diritto, colui che codificò la legge romana nella sua opera “Corpus iuris civilis” nonché l’architetto dell’Impero d’Oriente, Teodora fu la Signora dell’azione, quella che nei momenti critici era in grado di prendere decisioni tempestive, ardite, anche crudeli. Come nel caso della condanna dei 30.000 rivoltosi. Oppure come nell’episodio della morte di Amalasunta, regina dei Goti. Lo afferma Procopio.

In Italia la reggente Amalasunta, figlia del defunto Teodorico, si trovava in una situazione precaria, relegata dal cugino Teodato in un’isola del Lago di Bolsena. Amalasunta chiese asilo a Giustiniano e questi si mostrò disposto a ospitarla a Bisanzio. Ma laggiù Amalasunta non sarebbe mai arrivata. Esiste una lettera di Teodato inviata a Teodora: un accordo fra i due per eliminare Amalasunta. Perché? Secondo Procopio, la Basilissa temeva che la giovane regina, intelligente e di bell’aspetto, potesse affascinare Giustiniano. Preferì quindi toglierla di mezzo preventivamente.

Ma nonostante fosse capace di tali crudeltà, Teodora si dimostrò benevola con coloro che, a suo avviso, meritavano un aiuto. Si prodigò per proteggere la setta dei monofisiti nonostante la loro dottrina fosse eretica e malvista da Giustiniano. E si impegnò nella protezione delle donne bisognose di basso ceto sociale, come dimostrano decreti promulgati da Giustiniano e dall’imperatrice stessa. D’altra parte tiranneggiò i rapporti coniugali delle coppie che popolavano il suo entourage, costringendo cortigiani a sposarsi, tessendo intrighi matrimoniali a scopo politico, oppure soddisfacendo suoi rancori personali.

Santa o dannata?

Il matrimonio di Teodora e Giustiniano rimase sterile. Si diceva che Teodora avesse abbandonato l’unico figlio maschio avuto con un altro uomo prima delle nozze lasciandolo al padre. Molti anni dopo il giovane si presentò a Corte, reclamò il riconoscimento della madre e l’amore genitoriale perduto, ma Teodora rifiutò di riconoscerlo. Dopodiché lo fece eliminare in segreto. Temeva per la sua reputazione. Il destino punì questa crudeltà inaudita privando la Basilissa della gioia di avere altri figli. Teodora si affidò alle pratiche magiche, alle preghiere. Ma nulla servì. Era troppo tardi.

Il 28 giugno 548, la Basilissa morì di cancro. La disperazione di Giustiniano fu grande. Per vent’anni i due avevano vissuto insieme e per vent’anni l’imperatore l’aveva amata. Nel 565 spirò anche Giustiniano che fu sepolto nella chiesa dei Santi Apostoli accanto a Teodora. Una raffigurazione della coppia imperiale si trova a Ravenna. Gli splendidi mosaici della chiesa di San Vitale mostrano Giustiniano e Teodora attorniati dalla Corte in un tripudio di gioielli.

La splendida basilica di Santa Sofia in cui furono incoronati Giustiniano e Teodora.

Una vita da romanzo, quella di Teodora. Ma forse la cosa più stupefacente è che infine la Chiesa Cattolica l’abbia dichiarata santa. Com’è possibile? I motivi che portarono a questa decisione furono in primis l’edificazione di numerose chiese e conventi, e poi la convocazione del Concilio Ecumenico del 553, effettuata da Giustiniano seguendo il volere di Teodora che all’epoca era già morta. E poiché la Basilissa è stata dichiarata santa, i suoi peccati di gioventù si passano oggi sotto silenzio, si sussurrano edulcorati, attenuati, si dicono ufficialmente riscattati da una vita integerrima a fianco del marito. Anche della strage seguita alla rivolta di Nika e di altri eventuali delitti non si parla.

Eppure la realtà è testimone certo, i racconti scabrosi della “Storia segreta” di Procopio di Cesarea pesano come macigni, così come pesano altre cronache antiche che mettono a dura prova l’aureola di santità scintillante intorno al capo di Teodora. Donna dissoluta o monaca mancata? Politica priva di scrupoli o femminista ante litteram? Despota crudele o imperatrice santa? La Basilissa. Pochi sono i personaggi storici altrettanto discussi.

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