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La Tomba di Dante Alighieri

A Ravenna sorgono diversi monumenti storici di grande importanza, e tra quelli più conosciuti c’è la Tomba di Dante, un monumento funebre situato nei pressi della basilica di San Francesco, laddove si tennero le esequie di colui che fu unanimemente considerato, insieme a Petrarca, il padre della Lingua italiana.

La Tomba di Dante venne eretta a cavallo tra il 1780 ed il 1781 su progetto dell’architetto e scultore Camillo Morigia, al quale fu commissionata dal cardinale  Luigi Valenti Gonzaga.

Questo monumento sorse al di sopra della tomba quattrocentesca voluta all’epoca dal podestà veneto di Ravenna Bernardo Brembo, e fu modellata sulle forme di un tempietto in stile neoclassico.

Particolarmente curiosa e controversa è la vicenda relativa alle spoglie del celebre letterato fiorentino, che spirò a Ravenna nella notte fra il 13 ed il 14 Settembre 1321. Il giorno dopo il suo trapasso, Dante venne sepolto nel sarcofago in cui si trova tuttora, situato però all’epoca all’esterno del chiostro di Braccioforte.

Firenze tuttavia, città che diede i natali al sommo poeta, reclamava ancora le sue spoglie.

Papa Leone X  quindi, nel 1519, diede il permesso di prelevare le ossa del poeta e portarle a Firenze. Quando però il sarcofago venne aperto i toscani lo trovarono vuoto: i frati francescani avevano trafugato la salma poco tempo prima, per metterla “al sicuro”.

Vista frontale della Tomba di Dante a Ravenna

Le ossa di Dante, racchiuse in una cassetta del priore del convento Antonio Sarti nel 1677, tornarono nell’urna solo nel 1781, quando venne costruito l’attuale mausoleo; un ritorno di breve durata, poiché furono nuovamente spostate nel 1810, quando Napoleone conquistò l’Italia. Scoperte nel corso di un restauro nel 1865, le ossa tornarono nel tempietto in due cassette separate, e furono da lì rimosse un’ultima volta soltanto in occasione delle fasi finali della seconda guerra mondiale, per evitare che potessero venire distrutte nel corso dei bombardamenti.

Il tempietto neoclassico è a pianta quadrata, sormontato da una piccola cupola. La facciata esterna presenta una porta sovrastata dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga; sull’architrave si trova l’incisione in latino:“DANTIS POETAE SEPULCRUM”.

Gli interni della tomba, rivestita di marmi e stucchi, esibiscono un sarcofago romano sul quale fu scolpito l’epitaffio dettato da Bernardo Canaccio nel 1366. Sopra il sepolcro si trova un bassorilievo ad opera di Pietro Lombardo, datato 1483 e raffigurante Dante pensoso al cospetto di un leggio. Una ghirlanda in bronzo, deposta ai piedi del sarcofago, fu donata dai reduci della prima guerra mondiale nel 1921.

Ecco ciò che dice l’epigrafe commemorativa in versi, dettata da Bernardo Canaccio nel 1366

"Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque
lustrando cecini volverunt fata quousque
sed quia pars cessit melioribus hospita castris
actoremque suum petiit felicior astris
hic claudor Dantes patriis extorris ab oris
quem genuit parvi Florentia mater amoris"

Traduzione: “I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli Inferi) visitando cantai finchè volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancora più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore”.

Sul soffitto una lampada settecentesca, alimentata dall’olio d’oliva dei colli toscani che Firenze dona ogni 14 Settembre, viene tenuta perennemente accesa, mentre su di una lapide marmorea situata sulla parete destra sono registrati i vari restauri del monumento.

All’esterno, precisamente alla destra della Tomba di Dante, un cancello porta nel recinto di Braccioforte, parte del convento di San Francesco laddove furono celebrati i funerali dell’illustre poeta. Nei pressi del monumento è stata istituita la cosiddetta zona dantesca, entro la quale si è tenuti a mantenere un silenzio rispettoso.

Tomba di Dante -
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